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14 maggio
Capelli grigi e pagine bianche
Testo: Maurizio Stivi Tiveron

 
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Allora, pronta la copertina?

Sì sì, tranquillo, dopo ti mando la bozza.

Risposte veloci a veloci WhatsApp, telefonate, Messenger, mail. Tutto va sempre più veloce, sempre più sprint, sempre più corto, ma io continuo ad andare più lento, con la mia velocità. Sarà l'effetto della isla dove assieme a Silvietta, Sheva e Sissi ho deciso di spostarmi da quasi due anni.

Silvietta, Sheva, Sissi e Stivi, la casa delle 4S che condivido con le mie tre femmine: una bipede e due a quattro zampe, pelose. Circondati da colline basse e, sostanzialmente, da deserto.

Le nuvole corrono veloci sulla isla e veloci tornano ciclicamente i soliti reminder.

Allora, fatta la copertina?

In altri tempi, circondato invece da montagne alte e verdi tipo Jôuf, Rest, Cuar, vivrei questi giorni in uno stato di eccitazione continua. Perché mi è stata chiesta una mano per curare l'immagine del prossimo Rally Piancavallo. Cioè quello che per noi Maniaghesi, Pordenonesi, Friulani un tempo era IL RALLY per eccellenza. Ma non solo per noi indigeni del nordest. C'è stato un tempo in cui per tutti il Pianca rappresentava il terzo rally Italiano per importanza e impegno richiesto, subito dopo il Sanremo mondiale e la fantastica terra del San Marino o, per molti, a pari merito con l'appuntamento nella Terra dell'Antica Libertà. Perché il Piancavallo aveva anche lui una terra che non concedeva molta confidenza, all'inizio con le mulattiere in quota e poi negli ultimi anni con le prove da dragster tra le pannocchie nelle campagne della pianura pordenonese.

Però a differenza del San Marino noi avevamo anche l'asfalto, un asfalto friulano, crudo, sporco e molto impegnativo. Un asfalto che dopo le prime edizioni aveva coperto anche la terra della Pala, del Rest, ma le strade erano rimaste quelle, impegnative. Le stesse che videro sfidarsi i vari Munari, Cavallari, Cambiaghi e i nomi più blasonati che, impegnati con i primi San Martino o Alpi Orientali, anche su quelle nostre strade scrissero la storia dei rally italiani e internazionali. Perché il Piancavallo si fece strada presto anche nel resto del continente, con l'avvallo della validità a massimo coefficiente per il Campionato Europeo. E con quella mitica placca gara nero/verde "Rally Piancavallo" sulle portiere, per Piazzale Della Puppa passò anche un certo Walter Rohrl, in una delle sue stagioni di transizione tra l'epopea Fiat-Abarth e il gran ritorno mondiale con Opel, Lancia e Audi. Così come passò un certo Stig Blomqwist, alle prese con lo svezzamento della prima Sierra palettone. E molti, molti altri.

Sì, tutto molto bello ma quindi, sta copertina?

In altre epoche non avrei dormito la notte, sia per l'eccitazione che per il tempo richiesto per fare certe cose, disegnando a mano qualcosa che oggi posso realizzare in un decimo del tempo via computer. Già, il computer. Quella roba che al tempo ci sognavamo e che quella bimba odiosa di quello spot lì oggi invece si chiede cosa sia … "Cos'è un computer?"

Cara bimba bella 3.0, un computer è quello strumento diabolico che oggi ci cappia il collo sia per lavoro che per semplice comunicazione tra di noi. Col tuo bel tablet o col tuo smartphone di ultima generazione puoi comunicare con i tuoi amichetti che magari stanno a due metri da te.

Poi se alzi lo sguardo li vedi lì davanti. Se infine spegni il tuo aggeggio e lo scolleghi dalle tue giovani sinapsi comunicate anche meglio, direttamente. Perché tanto il tuo tablet fichissimo o il tuo smartphone tra un anno devi cambiarli per forza, grazie alla obsolescenza programmata.

Un amico o i bei ricordi invece invecchiano, ma durano. Per sempre.

Come quella volta a Navarons, sbarbatello col mio supermegatamarro Garelli a sella lunga. No, forse ero ancora troppo piccolo e arrivammo via Meduno in macchina, con papà Giorgio.
 
Comunque eccoli là i due Bedford "Opel Clienti Sportivi" già in posizione a bordo strada, pronti ad accogliere le tre Ascona 400 per le cure necessarie dopo la Pala, ancora sterrata quell'anno lì. Le macchine ancora non si vedono, è il 1981 e a quei tempi riuscivo ancora ad arrivare in anticipo agli appuntamenti, non sempre in ritardo come oggi. Però c'è una grande frenesia e tra gli uomini Opel vedo lui, spicca lui: Penna Bianca. Perché dopo i poster in camera e l'amore già dichiarato per Tony e Rudy e già condiviso con quei due giovani emergenti Biasion e Siviero, la passione debordava ovviamente anche alle macchine e ai parafangoni gr.4 delle Ascona, delle 131, delle ancora arzille Stratos mentre le prime Audi Quattro mi sembravano ancora troppo normali. C'erano anche le macchine insomma, ma c'erano anche quegli uomini altri, grandi uomini che permettevano tutto questo. Scritte lette nelle foto sui primi AutoSprint che compravo da Venier in piazza a Maniago dilapidando le mie prime paghette, Sernagiotto, Trivellato, quel "Mauro Rally Tuning" scritto col font millerighe su molti 112 Trofeo (ma questa è un'altra storia …) e poi lui: Virgilio Conrero. Non solo piloti, non solo macchine. A quei tempi AS era molto più ciccione di adesso e spesso c'era posto anche per le foto di questi maghi del vapore. Ho imparato a conoscerli presto. E adesso quella foto era là davanti a me in carne, ossa e capelli bianchissimi. Nell'attesa delle macchine, mi avvicino bambino bambino quindi, a chiedere intanto un autografo al Virgilio. "Ah ah ah, ma che dici, un autografo a me? Ma aspetta un po' che arrivano i campioni, poi li chiedi a loro!"

Un amico o i bei ricordi invecchiano, ma durano per sempre. Non mi ricordo se poi ottenni quella firma preziosa sul mio diario di scuola, che già foderavo direttamente con pagine strappate dilaniando quei primi AutoSprint, appena trovavo una bella foto a tutta pagina dell'Ascona 400. Però ricordo come fosse ora quell'abbraccio stritolante di Conrero mentre rideva e diceva queste cose al bambino che ero, l'abbraccio sorridente di quella montagna buona, imponente come la montagna alle nostre spalle da cui cominciammo a udire l'arrivo delle prime macchine in trasferimento. Ecco Bettega e 'Icio con la loro 131 ufficiale e il muso già "firmato" da uno svarione di troppo. Ecco capo Presotto occasionalmente con Perissutti e quell'esperimento con l'Escort bianca/blu, occasionalmente gruppo 4, ruote larghe, parafangoni. Non passa ancora invece kaiser Walter, si sarà fermato all'assistenza più su ma chi se ne frega: ecco la prima Ascona, quella di Tony e Rudy.

Ho il cuore a mille e anche un certo timore ad avvicinarmi a quelle due divinità. Mio papà lavorava in ospedale a Maniago e mi aveva raccontato della disavventura in ricognizione capitata ai due qualche notte prima. Difatti Tony scende dalla macchina e zoppicando un po' va subito a conferire con Conrero. Rudy invece saltella come sempre a parlare coi ragazzi e dare le direttive per l'attacco al Rest. Aspetto si calmino tutti per chiedere le mie firme preziose ma arriva intanto l'altra Ascona, quella coi colori diversi, quella di Miki che si ferma proprio davanti a me.

"Miki Miki, mi fai un autografo?"

E anche lui ride "Ma chi, mi? Dai che no son nissun, speta che te ciamo Tony … ecco varda che riva anche Lucky desso"

E così feci filotto, cappotto e poker di autografi quel giorno. Segni su carta, firme indelebili nella memoria. Zero digitali, zero selfie, zero social, Internet, computer, ma tanta sana ignoranza.

E abbracci preziosi.

Però io oggi vivo a millemila chilometri di distanza dalle strade del Piancavallo, circondato da colline basse, nuvole veloci, tre femmine e deserto. Ho quindi bisogno di un computer, di una rete per comunicare, per lavorare. L'eccitazione a dire il vero è la stessa di quelle assistenze là, di quelle notti passate ad aspettare le macchine che provavano. Perché il Pianca per me rimane il Pianca.

E ancora oggi non dormo la notte, ma non tanto per l'eccitazione di questo incarico prezioso, "fare qualcosa per il Piancavallo", quanto per quel contino scavare nella rete di ricordi nella mia testa e nella rete di ricordi là fuori, nel metamondo del web.

E a notte fonda ritrovo sinapsi e connessioni di molti "altri me" che come me hanno deciso in epoche più recenti di condividere immagini, emozioni, fotografie inedite, racconti.

Per disegnare quella copertina che mi hanno chiesto, oggi non uso più rapidograph, compassi e righelli come avrei fatto il secolo scorso, ma con due click il gioco è fatto e poi via, send, in rete, mentre io continuo fino all'alba con la mia ricerca archeologica di cose che già so, che ricordo, e con la scoperta di altre cose e di altri fatti che non immaginavo nemmeno, che non ho mai conosciuto.

Ti ho mandato la e.mail, va bene così?

… Ti sei dimenticato l'allegato!

Ops, scusa son sempre il solito. Eccolo qua:
 
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Ma tu non stai mica bene…

No. Non sto bene per niente.

Sarà questa isla lenta, saranno queste nuvole rapide, ma soffro di una insana saudade, di una feroce nostalgia.

No, non per il Friuli, non propriamente per Maniago o per il Piancavallo, ma per tutta quella epoca lì, quel tempo lì in cui aspettavi per un anno intero quella copertina bianca che celava meraviglie. Gloria a chi scovava questi tesori mesi prima, grazie al tabacchino che conosceva l'amico dell'amico che conosceva qualcuno che a sua volta conosceva lui: 'Icio.

Sussurri e grida, indiscrezioni per settimane e poi arrivava finalmente quel fascicolo così prezioso, definitivo, ufficiale. Quattro, cinque fogli in cui c'era tutto il programma non solo per i giorni del rally ma per tutto il mese precedente, quando in bicicletta, in motorino o con l'amico che aveva già una quattro ruote disponibile (la patente era un optional) si andava regolarmente sulle prove a campeggiare fino a notte fonda, ad aspettare i muletti.

Ma cosa dico un mese … l'attesa durava un anno, gli appostamenti invece un'estate intera.

Poi, grazie ai cinque piloti che in varie edizioni si fidarono di me, anni dopo ho avuto anch'io il privilegio di scendere da quella pedana di partenza. Non ne ho fatti molti: 6 partecipazioni, 6 partenze/3 arrivi. Come sempre, cose a metà, come me.

Cinquanta e cinquanta, bicchiere mezzo vuoto, ma anche mezzo pieno. E una copertina tutta bianca ancora da disegnare.

Mi è stata chiesta una mano per curare l'immagine del prossimo Rally Piancavallo, ma non è solo questione di copertina, di poster, anche se oggi l'immagine è essenziale. Il "paziente" Piancavallo va curato bene in tutti i suoi aspetti per ritornare pimpante come un tempo. Ci proviamo, ma sarà molto, molto difficile tornare a livelli simili. No, sarà praticamente impossibile perché nel frattempo sono cambiati i rally ed è cambiato l'ambiente, tutto più veloce, più controllato, più complicato, più ristretto.

Ecco appunto, guarda che siamo stretti con i tempi...

Siamo stretti con i tempi, come sono stretti i rally di oggi lunghi come mezza tappa di quei Piancavallo lì. Ma non ti preoccupare, domani ti mando la copertina giusta.

Però quella vera per me rimane questa, con la sua criptica essenzialità voluta dall'APT Piancavallo Cellina & Livenza, deliberata dall'architetto Garlato assieme a Predieri, Perissinot e tutti gli altri che fecero nascere e portarono in alto il Rally Piancavallo. Tra le validità ho lasciato apposta anche la fantasiosa citazione al trofeo A112.

Ma questa è un'altra storia … te la racconto la prossima volta.

Ora devo disegnare una copertina.

[ continua ]
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