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WRC / 19 luglio
Il Rally Italia Sardegna non si tocca. O no?
Testo: Simone Vazzano

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L'edizione 2018 del Rally Italia Sardegna è stata sicuramente una delle più avvincenti della quindicennale storia dell'evento isolano. Dall'anomalo venerdì piovoso, ai soli sette decimi di secondo che hanno diviso il vincitore Thierry Neuville dal primo degli inseguitori Sébastien Ogier; passando per quella tabella di marcia dimenticata proprio dal francese al Controllo Stop della penultima PS, con conseguente multa per i due protagonisti (Ogier e Ingrassia) che molto ha fatto discutere nel post-gara.

E, come ogni anno, non appena si sono spenti i motori del round italiano del WRC è iniziato il solito dibattito sull'incerto futuro mondiale della gara sarda, con tanto di caccia al possibile rally sostitutivo "in continente" e con le solite paure riguardo al fatto che la tappa italiana del Mondiale possa sparire del tutto. Tutto nella norma dunque, tradizione pienamente rispettata. Unica differenza rispetto al passato, l'indiscrezione riportata da molti siti e organi di stampa, secondo cui i Team del WRC starebbero addirittura pensando ad un boicottaggio del Rally d'Italia 2019 se questo dovesse restare sull'Isola dei 4 Mori. Eventualità supportata da un'intervista al settimanale inglese Autosport in cui Tommi Makinen, Team Principal del Toyota GAZOO WRT, dichiarava di voler trovare il supporto delle altre squadre per provare a convincere Jean Todt ed il WRC Promoter a riportare il rally tricolore sulla penisola, con l'intento di non presentarsi al via della prossima edizione se questo non dovesse avvenire. I motivi che hanno spinto il quattro volte iridato a rilasciare queste dichiarazioni sarebbero ascrivibili alle difficoltà logistiche incontrate dalle varie squadre per recarsi in Sardegna, oltre che alla scarsa presenza di pubblico al Service Park di Alghero, soprattutto durante la giornata di sabato. Assenza di pubblico che si rifletterebbe, tra le altre cose, nelle poche vendite di Team merchandise con conseguenti perdite di denaro per tutti i team.

Se questo non bastasse, il manager finlandese si è unito al polverone di protesta contro i salti artificiali - presenti in tutte le tappe mondiali -, ma che è stato alzato proprio all'indomani dell'evento sardo. Insomma, tutto ha fatto pensare ad un vero e proprio attacco mirato a screditare il rally isolano. Motivo che ci ha spinti a cercare di capirne un po' di più.

Come già anticipato, oltre ai problemi legati alla logistica e ai difficili spostamenti necessari per raggiungere l'isola, i team non amerebbero particolarmente l'attuale location del Rally d'Italia per la mancanza di pubblico, ma, analizzando bene i dati di vendita ufficiali balza subito all'occhio che il rally italiano è nella Top 5 degli eventi con maggior numero di vendite di merchandise e, verosimilmente, di presenza di appassionati tra le assistenze delle varie squadre. Un trend che continua a crescere anno dopo anno, tra l'altro.

Il 2018 è stato un anno da record, con le vendite che sono cresciute dell'88% rispetto all'anno precedente e di gran lunga maggiori dei numeri fatti registrare in Svezia, Corsica e Portogallo. Più alte del 28% rispetto a quanto pronosticato prima della gara. Se, nel 2017, il rally sardo aveva chiuso questa speciale classifica al 5° posto, dietro Catalunya, Finlandia, Germania e Portogallo, i numeri di quest'anno dicono che a fine campionato guadagnerà il 4° posto, scalzando proprio la gara lusitana. E, se è vero che al sabato il pubblico scarseggiava al Parco Assistenza, è anche vero che storicamente le giornate che registrano il maggior afflusso di appassionati in quel di Alghero sono il mercoledì, durante la sessione di autografi, e il giovedì, dopo lo Shakedown. Posto che i dati smentiscono totalmente il manager del team nippo-finlandese, e che né le vendite né tanto meno la mancanza di pubblico rappresentano un punto debole per il Rally Italia Sardegna, come si spiega l'infelice uscita di Makinen?

Secondo fonti piuttosto autorevoli, all'ex campione del mondo non è andata giù la risposta negativa alla sua richiesta di avere alberghi e viaggi gratuiti per tutti i team ufficiali. Da qui, probabilmente, la montatura del caso e la voglia di rilasciare interviste contro il RIS.

L'intenzione e la voglia di rimanere in Sardegna c'è da parte di tutti, ma ad oggi l'unica certezza è quella legata al 2019, anno che vedrà l'Isola dei 4 Mori ancora presente in calendario per ragioni contrattuali. Poi, chissà… Qualcuno pensa che, abbandonata la Sardegna e senza un'alternativa valida, l'Italia rischierebbe addirittura di perdere il WRC, e il crescente numero di paesi candidati ad ospitare la massima serie non aiuta in questa direzione. Dopo la Turchia si preparano infatti ad entrare in calendario anche Cile e Giappone, mentre il Safari farà il suo ritorno nel mondiale probabilmente già a partire dal 2020. Pur alzando il numero di round stagionali a 14, almeno una tappa europea dovrà rinunciare al mondiale già a partire dal 2019. Molti indicano nel Tour de Corse (gara sì su asfalto, ma dal fascino unico e ricca di storia) il primo evento del Vecchio Continente ad abbandonare la compagnia, ma, col crescere della concorrenza e con tante altre Nazioni in lista d'attesa (non bisogna dimenticare Croazia e Canada), nessuno può dormire sonni tranquilli.

Ed è proprio in quest'ottica che la tesi, da molti avanzata, di un Rally d'Italia sulla penisola sembrerebbe essere la soluzione più apprezzata da tutti i protagonisti del WRC.

Di sicuro il ritorno sullo stivale fa gola a molti, per primo al Promoter che è ovviamente molto interessato a Roma, ma l'ipotesi di un rally WRC nella Capitale implicherebbe un enorme dispiegamento di uomini e mezzi. Un evento di questa portata, nel centro Italia, in una delle città più grandi d'Europa attirerebbe più di 300.000 persone, con tutte le difficoltà logistiche legate alla sicurezza e alla viabilità che ne conseguirebbero. Senza dimenticare che bisognerebbe trovare quei soldi che la Sardegna riesce comunque ancora a garantire. L'evento capitolino rimane comunque alla finestra, forte di un livello organizzativo di primo piano (organizzatore che, tra l'altro, sta lavorando anche sul Rally d'Abruzzo - sterrato - che si disputerà a settembre). In ogni caso, sebbene nessuno abbia fatto dichiarazioni ufficiali in tal senso, ignorare l'esistenza di un forte interesse di Case e Promoter per un evento nell'orbita della Città Eterna, sarebbe un po' come volersi nascondere dietro a un dito. Sulla sponda sarda, invece, si godono i successi costruiti in questi anni e si preparano ad accogliere anche il CIR che dal prossimo anno farà tappa obbligatoria (disputandola interamente) nella gara che ospita il campionato del mondo. Come se non bastasse, è fresca la notizia dell'attestato di merito conferito dalla FIA al Rally Italia Sardegna in quanto evento a basso impatto ambientale, evidenziandone la cura del territorio ospite della competizione sportiva. Un importante riconoscimento che rende la gara sempre più apprezzata nel panorama rallystico internazionale. Mentre probabilmente dovremo aspettare ancora qualche mossa sullo scacchiere degli equilibri politici dello sport per avere risposte più certe ai nostri dubbi.
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